In un Paese che invecchia rapidamente, come l’Italia, l’innovazione tecnologica offre nuove soluzioni per rispondere al bisogno crescente di assistenza. La robotica sociale e assistiva rappresenta oggi una concreta opportunità per migliorare la qualità della vita degli anziani, in particolare nelle strutture residenziali.
Questo mese approfondiamo le principali iniziative italiane, gli impatti per strutture e pazienti e le prospettive future.
Perché è rilevante?
L’Italia è il secondo Paese più anziano al mondo dopo il Giappone. Secondo ISTAT, nel 2023 gli over 65 rappresentavano il 23,5% della popolazione e, se il trend demografico continuerà, entro il 2042 supereranno il 34%. Questo squilibrio generazionale sta mettendo sotto pressione l’intero sistema sociosanitario: le RSA faticano a trovare personale qualificato, le famiglie si confrontano con l’impossibilità di garantire assistenza continua, e mancano all’appello oltre 65.000 infermieri e migliaia di OSS.
In questo scenario, la robotica assistiva e sociale non è un futuro lontano, ma una risposta concreta a un presente in difficoltà. Rappresenta un ponte tra il bisogno crescente di presenza e supporto, e il limite strutturale delle risorse umane disponibili. Strumenti come robot sociali, assistenti vocali intelligenti e piattaforme integrate possono aiutare a scalare l’assistenza, ridurre il carico sugli operatori, e aumentare la qualità della vita degli anziani, agendo in sinergia con il personale sanitario e non in sua sostituzione
Cos’è la robotica sociale?
La robotica sociale rappresenta un ramo avanzato della robotica in cui i dispositivi non sono progettati solo per eseguire compiti funzionali o ripetitivi, ma per interagire in modo naturale con gli esseri umani, adattandosi ai loro comportamenti, emozioni e bisogni cognitivi. L’obiettivo non è solo operativo, ma relazionale: creare un’interfaccia umano-macchina capace di stimolare fiducia, empatia e collaborazione.
Questi robot integrano tecnologie di:
- riconoscimento vocale e facciale
- intelligenza artificiale e machine learning
- analisi comportamentale e adattamento in tempo reale
- interazione multimodale (voce, tatto, movimento, espressioni luminose o visive)
Sono particolarmente utili in contesti sanitari, educativi e di assistenza domiciliare, dove svolgono funzioni che vanno dal supporto terapeutico all’attivazione cognitiva fino all’assistenza logistica leggera.
Alcuni esempi reali già adottati:
- PARO: sviluppata in Giappone dall’Intelligent System Research Institute, PARO è un robot interattivo a forma di foca, pensato per la terapia non farmacologica in pazienti anziani. Reagisce a carezze e voci con movimenti, suoni e vocalizzazioni simili a quelle di un cucciolo.
È stato validato da numerosi studi scientifici come utile nella riduzione dell’ansia e dell’agitazione nei pazienti con demenza e nel promuovere interazioni sociali tra pazienti e caregiver. - PEPPER: progettato da SoftBank Robotics, PEPPER è un robot umanoide in grado di analizzare le emozioni dell’interlocutore attraverso espressioni facciali, tono di voce e parole chiave.
Può essere programmato per attività come: stimolazione cognitiva (quiz, giochi), promemoria personalizzati (farmaci, pasti), accoglienza e intrattenimento nelle RSA o centri diurni.
In Italia è già stato sperimentato in diverse strutture sanitarie e scolastiche. - Robot mobili autonomi (AMR): utilizzati prevalentemente in ospedali e strutture sociosanitarie, sono robot su ruote capaci di muoversi in autonomia, evitando ostacoli, per: consegna di farmaci e materiale sanitario, monitoraggio ambientale (es. temperatura, CO₂), supporto alla mobilità per pazienti a ridotta autonomia.
Sono parte integrante di modelli di “ospedale intelligente”, contribuendo all’ottimizzazione dei flussi interni.
🔗 Per chi desidera approfondire:
- Paro, il robot terapeutico che aiuta gli anziani Una foca bianca interattiva contro la demenza | Anni Azzurri
- Pepper il Robot Umanoide – ICAR CNR
- Robot mobili a sostegno del personale sanitario negli ospedali – Sanità Digitale
Perché sono importanti nella Sanità Digitale?
La robotica sociale rappresenta un tassello chiave nell’evoluzione della sanità digitale, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione, carenza di personale sanitario e crescente necessità di assistenza personalizzata e continuativa. Questi robot non sostituiscono il contatto umano, ma lo amplificano e supportano, rendendo più efficiente e umanizzato il processo di cura. Il loro impatto si estende a diversi livelli.
Per le strutture sanitarie e socio-assistenziali, l’introduzione di robot sociali può contribuire significativamente alla riduzione dell’isolamento emotivo dei pazienti e alla stimolazione cognitiva – come dimostra l’uso del robot PARO nei pazienti con demenza – oltre a fornire supporto nelle attività di routine, come promemoria terapeutici, somministrazione dei farmaci o monitoraggio dell’ambiente.
Per le aziende e i fornitori di tecnologia, la robotica sociale apre nuove opportunità di sviluppo di soluzioni robotiche personalizzate, incentivando collaborazioni con enti pubblici e privati per sperimentazioni sul campo e offrendo la possibilità di integrare queste tecnologie in ecosistemi digitali già esistenti, come le piattaforme di telemedicina.
Infine, per i pazienti anziani e fragili, questi robot possono migliorare sensibilmente la qualità della vita, offrendo compagnia, stimoli cognitivi e maggiore autonomia nelle attività quotidiane, contribuendo anche a un’aderenza più efficace alle terapie.
In questo senso, la robotica sociale si inserisce perfettamente tra le soluzioni innovative della sanità digitale, con un potenziale concreto per umanizzare la tecnologia e potenziare l’assistenza.
Cosa significa per noi?
La crescente attenzione verso la robotica sociale nella sanità non è per noi solo un’osservazione teorica, ma un ambito in cui abbiamo già portato contributi concreti, grazie alla nostra competenza nella telemedicina e nella digital health. In qualità di partner tecnologico, abbiamo collaborato attivamente all’interno di progetti di ricerca e sviluppo di respiro europeo e nazionale, dove la nostra esperienza è stata determinante per progettare soluzioni realmente utilizzabili nel contesto sanitario.
Nel progetto europeo EMILIO abbiamo lavorato insieme ad altri attori istituzionali e tecnologici per creare una piattaforma integrata capace di migliorare la qualità della vita delle persone anziane e fragili, combinando assistenti vocali, dispositivi IoT e sistemi di monitoraggio come smartwatch e app mobili. Questo progetto ha rappresentato un modello pionieristico di interazione uomo-tecnologia, basata non solo sulla raccolta di dati clinici, ma anche sul dialogo e il supporto alla quotidianità.
La nostra partecipazione si è poi evoluta nel progetto SARA – Social Assistance for Residence and Aging, che ha portato EMILIO sul campo, nelle strutture residenziali italiane, migliorandone l’usabilità e l’impatto reale. Qui, la nostra expertise è stata messa a servizio dell’adattamento della tecnologia alle dinamiche operative della sanità territoriale, dimostrando quanto sia fondamentale un approccio co-progettato e calibrato sui bisogni concreti degli utenti e degli operatori.
In linea con questi scenari, stiamo lavorando anche sul progetto FIDO, un prototipo sperimentale di robot sociale per persone non vedenti, pensato come assistente personale e hub tecnologico mobile. FIDO integra funzioni di guida, comunicazione vocale e connessione con dispositivi medici per il monitoraggio della salute. Anche questo progetto si inserisce in una visione di tecnologia empatica e accessibile, che va oltre la prestazione clinica, offrendo autonomia, sicurezza e supporto relazionale.
Tutte queste esperienze rafforzano la nostra direzione strategica e ci spingono a guardare al futuro: immaginiamo un domani in cui potremo contribuire alla creazione di un nostro prodotto proprietario, un sistema italiano pensato per rispondere alle esigenze di sanità territoriale e assistenza domiciliare con soluzioni di robotica sociale integrate nella telemedicina.
l percorso verso un’integrazione piena e responsabile di questi strumenti è solo all’inizio.
I prossimi anni saranno decisivi per definire come, dove e per chi queste tecnologie potranno realmente fare la differenza.
La riflessione è aperta:
Quali ruoli potrà assumere la robotica sociale nella medicina del futuro? Quanto siamo pronti ad affiancarla, senza mai sostituire la relazione umana?
